giovedì 11 marzo 2010

La Vita E' Troppo Breve


Sembriamo tollerare un livello crescente di violenza,
che ignora sia la nostra comune umanità che le nostre pretese di civiltà.
Accettiamo tranquillamente reportage giornalistici di civili massacrati in terre lontane.
Glorifichiamo le uccisioni sugli schermi del cinema e della tv, e lo chiamiamo "intrattenimento"

Troppo spesso giustifichiamo coloro che vogliono costruire la propria vita
sui sogni infranti di altri esseri umani.
C'è poi un'altro tipo di violenza, più lenta ma altrettanto nefasta e devastante
quanto un colpo di fucile o una bomba nella notte.

E' la violenza delle istituzioni, l'indifferenza, l'immobilità e il degrado.
Questa è la violenza che colpisce i poveri e avvelena le relazioni fra gli uomini
perchè hanno un diverso colore della pelle.
E' la lenta distruzione di un bambino per fame
scuole senza libri e case senza riscaldamento d'inverno.

Si toglie all'uomo la sua essenza nel negargli la possibilità di presentarsi come un padre
e come un uomo in mezzo ad altri uomini.
E anche questo colpisce tutti noi.

Quando insegni ad un uomo di odiare e temere suo fratello
quando insegni che l'altro è inferiore a causa del suo colore,
per quello in cui crede o per le sue idee politiche,
quando insegni che quelli diversi da te minacciano la tua libertà
il tuo lavoro, la tua casa o la tua famiglia,
allora impari anche ad affrontare gli altri non come concittadini ma come nemici.
Impari ad essere accolto non con la collaborazione ma con sopraffazione
impari ad essere soggiogato e reso schiavo.


Alla fine impariamo a guardare ai nostri fratelli come estranei.
Estranei con cui condividiamo la città ma non la comunità.
Persone legate a noi dal luogo in cui vivono, ma non da un intento comune.
Impariamo a condividere solo una paura comune
un comune desiderio di allontanarci l'uno dall'altro
una spinta comune a rispondere al disaccordo con la violenza.

Dobbiamo riconoscere la vanità delle false distinzioni, le false distinzioni fra gli uomini
e dobbiamo trovare il nostro modo di crescere nello sforzo di far crescere tutti.
Dobbiamo riconoscere di fronte a noi stessi
che il futuro dei nostri figli non può essere costruito sulle disgrazie di qualcun'altro.

La nostra vita su questo pianeta è troppo breve, il lavoro da fare è troppo grande
per permettere che questo sentimento si diffonda ancora in questo nostro paese.

Di certo non si può cancellare il problema con un programma nè con una legge.
Potremmo però ricordarci, almeno una volta, che coloro che vivono con noi sono nostri fratelli,
e che condividono con noi lo stesso breve istante di vita.